Intolleranze alimentari - Come riconoscerle e gestirle

Le intolleranze alimentari sono uno dei più fastidiosi problemi di salute al giorno d'oggi.

Le manifestazioni patologiche in correlazione alla ingestione di un alimento rappresentano una delle aree più controverse della medicina perché spesso non sono chiari i meccanismi alla base e ci sono molti dubbi sulla sintomatologia, sulla diagnosi (spesso confusa con la "sindrome dell'intestino irritabile: IBS") e sui test che vengono utilizzati per effettuarla.

Ritengo, quindi, opportuno iniziare questo mio intervento sottolineando una prima fondamentale distinzione tra intolleranza e allergia alimentari.

Una intolleranza alimentare non coinvolge il sistema immunitario.

Essa è causata da un alimento o da un suo componente con spiacevoli conseguenze sull'organismo ma che raramente sono immediate e che sono lievi o addirittura non rilevabili come disagio, se il cibo nocivo viene assunto in piccole quantità.

I sintomi più frequenti sono gonfiore gastro-intestinale, diarrea, stipsi, nausea e vomito associati ad astenia, sonnolenza, cefalea e malessere generale.

L'allergia alimentare, invece, è una reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento, con effetti nocivi sulla salute che si manifestano in tempi brevi, anche dopo pochi minuti dall'ingestione della sostanza tossica.

La sintomatologia può essere vomito, crampi, orticaria, dispnea, respiro sibilante, tosse ripetitiva, gonfiore della lingua e dell'ugola, vertigini e, nei casi più gravi, uno shock o il collasso circolatorio.

La diagnosi di intolleranza, esclusa una allergia, si basa sulla individuazione di un cibo sospetto e prevede la sua esclusione dal regime dietetico giornaliero per 2-3 settimane.

La scomparsa della sintomatologia in tale periodo e il ripresentarsi dei disturbi dopo la reintroduzione dell'alimento incriminato ci permette di fare la corretta diagnosi di intolleranza.

Diversi test diagnostici "alternativi" per le intolleranze alimentari (Test citotossico, Vega test, Analisi del capello, Test del riflesso cardioculare) sono inefficaci, costosi e, in alcuni casi, dannosi perché una eventuale dieta di eliminazione di alimenti fondamentali potrebbe arrecare, soprattutto in età infantile e adolescenziale, gravi conseguenze come: anemia, disturbi dell'accrescimento osseo e staturale.

Difatti, è costante e frequente l'esclusione del latte e dei suoi derivati, di pane e pasta, che sono nutrienti essenziali per il benessere psico-fisico di ogni individuo.

Il Breath Test, esame affidabile, semplice, non invasivo, invece, è un test validato scientificamente per la diagnosi dell'intolleranza al lattosio, zucchero che, oltre ad essere contenuto nel latte e nei suoi derivati, è presente con diverse concentrazioni negli insaccati, nella carne, nei dolciumi e come eccipiente in diversi farmaci.

Il lattosio è un disaccaride che viene scomposto in due zuccheri semplici, glucosio e galattosio, dall'enzima lattasi.

Senza questo enzima, diminuito o assente in alcune persone, il lattosio non scomposto nell'intestino è fermentato dalla flora batterica intestinale con conseguente produzione di fastidiosi gas e tensione addominale.

Il test richiede di norma due o tre ore e consiste in una raccolta di aria espirata prima e dopo l'ingestione d una soluzione di lattosio.

Le raccomandazioni dietetiche per l'intolleranza al lattosio variano da individuo ad individuo.

Le successive linee guida possono essere di aiuto nei pazienti con una deficienza di lattasi.

  1. É necessario stabilire il livello di tolleranza individuale, aggiungendo piccole quantità di alimenti contenenti lattosio dopo una dieta priva di lattosio.
  2. La maggior parte degli individui può tollerare dai 5 agli 8 grammi di lattosio per volta, quantità equivalente a mezza tazze di latte.
  3. Piccoli quantitativi di lattosio, entro limiti tollerati dall'individuo, possono essere assunti in numerose occasioni durante la giornata.
  4. Il lattosio è meglio tollerato se viene assunto insieme ad altri alimenti piuttosto che da solo come bevanda o come spuntino.
  5. Lo yogurt può essere meglio tollerato rispetto al latte in quanto la lattasi batterica, contenuta nelle colture di yogurt, idrolizza il lattosio che si aggiunge all'idrolisi che avviene nel tratto intestinale. Tuttavia, la tolleranza allo yogurt può variare in relazione ai vari metodi utilizzati per la sua preparazione dalle case produttrici.
  6. Sono in commercio, naturalmente nelle farmacie, compresse che, se ingerite poco prima dell'assunzione di un pasto che contiene lattosio, ne neutralizzano gli effetti negativi a diversi livelli.
  7. In commercio sono disponibili anche speciali alimenti pronti poveri di lattosio: compresi il latte, i gelati e i formaggi freschi.
  8. Il cacao e il cioccolato al latte in genere sono meglio tollerati del latte, sebbene vi possono essere delle variazioni individuali.

La celiachia è una malattia infiammatoria cronica dell'intestino tenue scatenata, in soggetti geneticamente predisposti, da una reazione alla gliadina, proteina del glutine presente nel grano e in altri cereali comuni, come orzo e segale.

L'ingestione di pane, pasta e dei derivati di cereali che contengono glutine causano una reazione infiammatoria che può provocare un appiattimento, fino alla scomparsa, dei villi, strutture intestinali deputate all'assorbimento di macronutrienti (glucidi, lipidi, proteine) e micronutrienti (vitamine e minerali).

Le manifestazioni cliniche associate a MC sono sintomi intestinali (diarrea, dolori addominali, stipsi, meteorismo, distensione addominale), astenia, stanchezza, anemia sideropenia, bassa statura e ritardo puberale, infertilità e aborti ricorrenti, alopecia areata, dermatite erpetiforme, disturbi neurologici (atassia, epilessia, cefalea), osteoporosi precoce.

La diagnosi di celiachia si avvale del dosaggio di anticorpi anti-transglutaminasi (A-anti tTG) e di anticorpi anti gliadina( AGA ).

Il dosaggio degli AGA si esegue solo nei bambini al di sotto dei 2 anni di età, dopo aver riscontrato una negatività per gli anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG): al di fuori di questa applicazione non ha più alcun significato, dal momento che questo marcatore ha evidenti limiti di accuratezza diagnostica se confrontato con altri test.

La diagnosi di certezza è la biopsia duodenale.

L'HLA, test genetico, di II livello si esegue quando i test precedenti sono negativi e per stabilire una predisposizione alla malattia nei familiari di 1° grado.

L'esclusione di tutti gli alimenti contenenti glutine controllano la sintomatologia e ripristinano la funzione intestinale.

Oggi sempre di più si parla di Gluten Sensitivity, una condizione in cui, in seguito all'ingestione di glutine, un soggetto evidenzia sintomi in buona parte sovrapponibili alla celiachia e alla sindrome del colon irritabile (gonfiore, sonnolenza, diarrea, stipsi, dolori addominali, cefalea, …).

Chi soffre di Gluten Sensitivity presenta un difetto innato del sistema immunitario che reagisce in poche ore al glutine percepito come proteina nemica.

La biopsia intestinale evidenza solo una infiammazione dei villi.

L'esclusione degli alimenti con glutine risolve la sintomatologia nella maggior parte dei casi.

Il numero delle persone allergiche e intolleranti, soprattutto al glutine e al lattosio, è in continuo aumento anche perché personale non medico e non addetto ai lavori fa diagnosi inappropriate : ciò in quanto le intolleranze sono diventate una opportunità di guadagno per laboratori, palestre e centri di estetica che, oltre a far spendere soldi a ignari pazienti, li espongono ai rischi legati al ritardo di una corretta diagnosi.

In conclusione, per una diagnosi corretta bisogna rivolgersi al proprio medico di fiducia o ad un esperto del settore e non a "stregoni" che possono arrecare seri danni alla salute.